26-09-2022
La progettazione di camere calde per le zone classificate o a rischio Atex presuppone un serio e dettagliato percorso di qualità, supportato da verifiche su tutti gli aspetti operativi. Forte di questa competenza, Amarc si pone come partner affidabile per quelle aziende che vedono nella sicurezza un valore di riferimento
Amarc progetta e realizza prodotti e soluzioni per il riscaldamento e la trasformazione dei materiali nei processi industriali. Due, in breve, sono le principali linee di prodotto: camere calde e forni industriali. La capacità di fornire soluzioni nel rispetto delle specifiche Atex, che interessa sostanzialmente la linea delle camere calde e forni industriali, ha radici profonde nella produzione aziendale e si basa su un approccio da sempre improntato alla massima qualità.
«Amarc è un'azienda familiare giunta alla terza generazione, che da sempre si occupa di processi termotecnici. Siamo partiti dagli elementi resistivi e abbiamo via via ampliato la nostra capacità di affrontare problemi di processo, sempre in area termotecnica, in tutto l’ambito industriale della trasformazione della materia» spiega Andrea Ardesi, General Manager di Amarc. «Negli anni, abbiamo deciso di razionalizzare la nostra attività: la divisione dedicata alle resistenze elettriche e scambiatori di calore attiva nel mondo dell’oil&gas è stata venduta a un altro operatore. Amarc si è pertanto concentrata sulla produzione di camere calde e di forni industriali, sfruttando il know how acquisito in termini di rigore progettuale, livello qualitativo oltre ovviamente alle conoscenze del mondo Atex sin lì apprese. Dalla nostra storia nasce la nostra filosofia produttiva: un approccio molto attento, diremmo quasi pignolo e puntiglioso, alle fasi di progettazione, con particolare attenzione all’analisi del rischio e al rispetto delle certificazioni relative al prodotto. Caratteristiche che risultano di primario interesse quando si parla di prodotti destinati alle zone Atex».
«Le camere calde sono sostanzialmente forni industriali, dimensionati per scaldare mediante ventilazione forzata (i flussi d’aria sono oggetto di studio da parte del dipartimento R&D) fusti da 200 lt e cisterne IBC da 1000 lt contenenti varie materie prime o miscele che devono essere portate ad una determinata temperatura per cambiare la propria condizione chimico-fisica ed essere lavorate nella successiva fase di processo. Parliamo di materiali tipicamente utilizzati nelle industrie chimiche o petrolchimiche, cosmetiche, farmaceutiche, alimentari o nell’oil&gas» prosegue Andrea Ardesi. «Le camere calde Amarc sono realizzate in diversi modelli standard ma sono anche disponibili con un’ampia varietà di customizzazioni e specifiche diverse fra le quali la conformità alla direttiva ATEX 2014/34/UE, gruppo II, categoria 2G, in conformità agli standard Europei EN 1127-1, utilizzate con sostanze classificate nel gruppo IIB. Amarc realizza sia prodotti per aree classificate Atex che macchine installate in area sicura al cui interno si generano aree potenzialmente esplosive (Atex interno) con una ottimizzazione dei costi. Non si tratta di una semplice variante di prodotto, bensì di una linea completa nella quale si rispecchia tutta la nostra filosofia produttiva, con la quale ci differenziamo sul mercato in modo sostanziale».
Coperchio aperto o chiuso?
«All’avvio di un progetto, quando ci troviamo ad analizzare le condizioni di partenza del cliente, siamo soliti fare qualche domanda in più rispetto alle informazioni che ci vengono fornite inizialmente. A volte ci rendiamo conto che andiamo a toccare degli argomenti che non sono mai stati affrontati nelle precedenti riunioni tecniche. Facciamo un esempio: è bene specificare se i fusti da riscaldare sono chiusi con il coperchio, oppure no, soprattutto quando ci troviamo in un ambiente a rischio Atex» precisa Giorgio Ardesi, Export Manager, Amarc. «Infatti, quando si parla di camere calde, si dà per scontato che i fusti e le cisterne siano sempre chiusi ermeticamente, con il loro coperchio ben calzato. Quello che abbiamo riscontrato invece, in tanti anni di lavoro in questo settore, è che questa assunzione è solo teorica. Nella pratica quotidiana, infatti, spesso i fusti vengono tenuti aperti perché esistono anche rischi di sovrapressione del contenuto, che si può generare a seguito dell'aumento delle temperature.
È dall’analisi di queste condizioni di utilizzo da parte del cliente che parte la nostra progettazione. Partendo dallo studio del MSDS (Material Safety Data Sheet), delle temperature di processo, delle quantità di materiale in gioco, dallo stato di carico del fusto (senza tappo, tappo allentato, tappo chiuso) studiamo la curva di emissione e la definizione dell’area Atex che viene generata. Anche quando i fusti “sono dichiarati embricamene sigillati”, si calcola il cosiddetto “foro di guasto”, una tecnica ingegneristica abbastanza utilizzata in ambiente Atex. Sono casi nei quali si può sempre verificare la fuoriuscita di emissioni pericolose nell'ambiente e di queste noi dobbiamo tenere seriamente conto, nella progettazione e produzione della camera calda destinata a questa applicazione. Sono tutti rischi che vanno calcolati».
Oltre le norme: un approccio distintivo
«Nel nostro mondo, esistono due normative di riferimento: la direttiva macchine e la direttiva Atex» precisa ancora Mirko Cresti, Product Manager Atex, Amarc. «Queste due normative comprendono un elenco di norme da rispettare affinché le macchine siano considerate conformi. Ma il passaggio principale è la stesura dell'analisi del rischio eseguita dal costruttore, che può fare tutta una serie di valutazioni, seguendo diversi metodi o norme di riferimento specifiche. Qui sta la nostra differenza: per l’esperienza maturata, quando ci troviamo di fronte al cliente, possiamo analizzare i vari aspetti dell’applicazione e valutarne le sue caratteristiche, in modo da calcolare con più precisione tutti i rischi, anche quelli residui, e inserire – oppure richiedere al cliente di adottare – quei metodi di protezione che risultano adeguati a certe caratteristiche. Torniamo al discorso dei fusti: se assumo che essi siano chiusi, il rischio di esplosione non appare, ma se questi invece sono aperti, nella realtà questo rischio esiste. Le nostre valutazioni arrivano sempre alla sostanza delle cose e tengono conto di diverse problematiche, tali per cui, anche muovendosi all’interno della normativa obbligatoria, arriviamo ad ottenere dei valori di rischio più alti, potendo di conseguenza progettare sistemi più sicuri con performance level (PL) e Sil adeguati, che offrono al cliente una garanzia totale sul loro funzionamento».
La scelta dei componenti viene quindi condotta in funzione delle certificazioni Atex corrette e se necessario si implementano le macchine per adeguarle alle richieste dei certificati, ad esempio inserendo sistemi ulteriori di monitoraggio.
«Quello che riscontriamo, nel settore delle macchine, è che a parità di conformità alle norme, ci possono essere proposte economiche anche molto diverse. Un potenziale cliente si trova nella difficoltà di capire da che cosa derivi questa differenza di prezzo, perché non è facile far trasparire nelle offerte, per quanto dettagliate, un approccio scientifico come il nostro» prosegue Andrea Ardesi. «Equipaggiare la macchina con i sistemi di sicurezza e le logiche coerenti con la valutazione del rischio che noi conduciamo sul progetto, infatti, ha un impatto sul prezzo finale che può risultare penalizzante in sede di concorrenza, rispetto a macchine che solo apparentemente sono uguali ma che in realtà non danno le stesse garanzie. Su questo punto sta il vero valore aggiunto della nostra proposta, improntata alla qualità e alla sicurezza della macchina nella sua totalità».
La sicurezza come valore aziendale
«Noi portiamo questo concetto di sicurezza anche sulle macchine più semplici» conclude Giorgio Ardesi. «Ma la sicurezza è un valore che riguarda tutta l’azienda e che noi perseguiamo a trecentosessanta gradi, dalla cura dell’ambiente di lavoro al rispetto delle regole e degli standard di sicurezza anche all’interno dei nostri siti produttivi. Un valore che si trasmette dall’azienda ai suoi prodotti, dalla progettazione alla realizzazione e installazione, e che rappresenta per i nostri clienti la miglior garanzia di sicurezza anche nei loro progetti».
Forni o Essiccatoi EN1539
Fra le novità Amarc, con riferimento a prodotti che se riscaldati emettono gas potenzialmente esplosivi Atex, vi sono i forni costruiti a norma EN1539:2015, in grado di scaldare solventi, sostanze infiammabili o prodotti che possono emettere, a seguito del processo termico, esalazioni potenzialmente esplosive.
Stiamo parlando di forni industriali nei quali durante il processo termico vengono emessi solventi. Il forno è studiato con sistemi di ventilazione e sicurezze idonee determinate dal fatto che Amarc propone soluzioni su misura rispetto al processo del cliente.
I requisiti di specificità risultano superiori rispetto alle “normali” camere calde proposte nel rispetto delle zone Atex e di conseguenza l’approccio Amarc risulta ancora più vincente. In questo caso, infatti, l’azienda offre anche la possibilità di eseguire l’analisi del processo in un laboratorio dedicato, con un campione di prodotto fornito dal cliente. In questo modo si possono definire tutte le caratteristiche del prodotto quando sottoposto al processo di riscaldamento e tenerne conto in sede di progettazione e produzione del dispositivo.
Amarc progetta e realizza prodotti e soluzioni per il riscaldamento e la trasformazione dei materiali nei processi industriali. Due, in breve, sono le principali linee di prodotto: camere calde e forni industriali. La capacità di fornire soluzioni nel rispetto delle specifiche Atex, che interessa sostanzialmente la linea delle camere calde e forni industriali, ha radici profonde nella produzione aziendale e si basa su un approccio da sempre improntato alla massima qualità.
«Amarc è un'azienda familiare giunta alla terza generazione, che da sempre si occupa di processi termotecnici. Siamo partiti dagli elementi resistivi e abbiamo via via ampliato la nostra capacità di affrontare problemi di processo, sempre in area termotecnica, in tutto l’ambito industriale della trasformazione della materia» spiega Andrea Ardesi, General Manager di Amarc. «Negli anni, abbiamo deciso di razionalizzare la nostra attività: la divisione dedicata alle resistenze elettriche e scambiatori di calore attiva nel mondo dell’oil&gas è stata venduta a un altro operatore. Amarc si è pertanto concentrata sulla produzione di camere calde e di forni industriali, sfruttando il know how acquisito in termini di rigore progettuale, livello qualitativo oltre ovviamente alle conoscenze del mondo Atex sin lì apprese. Dalla nostra storia nasce la nostra filosofia produttiva: un approccio molto attento, diremmo quasi pignolo e puntiglioso, alle fasi di progettazione, con particolare attenzione all’analisi del rischio e al rispetto delle certificazioni relative al prodotto. Caratteristiche che risultano di primario interesse quando si parla di prodotti destinati alle zone Atex».
«Le camere calde sono sostanzialmente forni industriali, dimensionati per scaldare mediante ventilazione forzata (i flussi d’aria sono oggetto di studio da parte del dipartimento R&D) fusti da 200 lt e cisterne IBC da 1000 lt contenenti varie materie prime o miscele che devono essere portate ad una determinata temperatura per cambiare la propria condizione chimico-fisica ed essere lavorate nella successiva fase di processo. Parliamo di materiali tipicamente utilizzati nelle industrie chimiche o petrolchimiche, cosmetiche, farmaceutiche, alimentari o nell’oil&gas» prosegue Andrea Ardesi. «Le camere calde Amarc sono realizzate in diversi modelli standard ma sono anche disponibili con un’ampia varietà di customizzazioni e specifiche diverse fra le quali la conformità alla direttiva ATEX 2014/34/UE, gruppo II, categoria 2G, in conformità agli standard Europei EN 1127-1, utilizzate con sostanze classificate nel gruppo IIB. Amarc realizza sia prodotti per aree classificate Atex che macchine installate in area sicura al cui interno si generano aree potenzialmente esplosive (Atex interno) con una ottimizzazione dei costi. Non si tratta di una semplice variante di prodotto, bensì di una linea completa nella quale si rispecchia tutta la nostra filosofia produttiva, con la quale ci differenziamo sul mercato in modo sostanziale».
Coperchio aperto o chiuso?
«All’avvio di un progetto, quando ci troviamo ad analizzare le condizioni di partenza del cliente, siamo soliti fare qualche domanda in più rispetto alle informazioni che ci vengono fornite inizialmente. A volte ci rendiamo conto che andiamo a toccare degli argomenti che non sono mai stati affrontati nelle precedenti riunioni tecniche. Facciamo un esempio: è bene specificare se i fusti da riscaldare sono chiusi con il coperchio, oppure no, soprattutto quando ci troviamo in un ambiente a rischio Atex» precisa Giorgio Ardesi, Export Manager, Amarc. «Infatti, quando si parla di camere calde, si dà per scontato che i fusti e le cisterne siano sempre chiusi ermeticamente, con il loro coperchio ben calzato. Quello che abbiamo riscontrato invece, in tanti anni di lavoro in questo settore, è che questa assunzione è solo teorica. Nella pratica quotidiana, infatti, spesso i fusti vengono tenuti aperti perché esistono anche rischi di sovrapressione del contenuto, che si può generare a seguito dell'aumento delle temperature.
È dall’analisi di queste condizioni di utilizzo da parte del cliente che parte la nostra progettazione. Partendo dallo studio del MSDS (Material Safety Data Sheet), delle temperature di processo, delle quantità di materiale in gioco, dallo stato di carico del fusto (senza tappo, tappo allentato, tappo chiuso) studiamo la curva di emissione e la definizione dell’area Atex che viene generata. Anche quando i fusti “sono dichiarati embricamene sigillati”, si calcola il cosiddetto “foro di guasto”, una tecnica ingegneristica abbastanza utilizzata in ambiente Atex. Sono casi nei quali si può sempre verificare la fuoriuscita di emissioni pericolose nell'ambiente e di queste noi dobbiamo tenere seriamente conto, nella progettazione e produzione della camera calda destinata a questa applicazione. Sono tutti rischi che vanno calcolati».
Oltre le norme: un approccio distintivo
«Nel nostro mondo, esistono due normative di riferimento: la direttiva macchine e la direttiva Atex» precisa ancora Mirko Cresti, Product Manager Atex, Amarc. «Queste due normative comprendono un elenco di norme da rispettare affinché le macchine siano considerate conformi. Ma il passaggio principale è la stesura dell'analisi del rischio eseguita dal costruttore, che può fare tutta una serie di valutazioni, seguendo diversi metodi o norme di riferimento specifiche. Qui sta la nostra differenza: per l’esperienza maturata, quando ci troviamo di fronte al cliente, possiamo analizzare i vari aspetti dell’applicazione e valutarne le sue caratteristiche, in modo da calcolare con più precisione tutti i rischi, anche quelli residui, e inserire – oppure richiedere al cliente di adottare – quei metodi di protezione che risultano adeguati a certe caratteristiche. Torniamo al discorso dei fusti: se assumo che essi siano chiusi, il rischio di esplosione non appare, ma se questi invece sono aperti, nella realtà questo rischio esiste. Le nostre valutazioni arrivano sempre alla sostanza delle cose e tengono conto di diverse problematiche, tali per cui, anche muovendosi all’interno della normativa obbligatoria, arriviamo ad ottenere dei valori di rischio più alti, potendo di conseguenza progettare sistemi più sicuri con performance level (PL) e Sil adeguati, che offrono al cliente una garanzia totale sul loro funzionamento».
La scelta dei componenti viene quindi condotta in funzione delle certificazioni Atex corrette e se necessario si implementano le macchine per adeguarle alle richieste dei certificati, ad esempio inserendo sistemi ulteriori di monitoraggio.
«Quello che riscontriamo, nel settore delle macchine, è che a parità di conformità alle norme, ci possono essere proposte economiche anche molto diverse. Un potenziale cliente si trova nella difficoltà di capire da che cosa derivi questa differenza di prezzo, perché non è facile far trasparire nelle offerte, per quanto dettagliate, un approccio scientifico come il nostro» prosegue Andrea Ardesi. «Equipaggiare la macchina con i sistemi di sicurezza e le logiche coerenti con la valutazione del rischio che noi conduciamo sul progetto, infatti, ha un impatto sul prezzo finale che può risultare penalizzante in sede di concorrenza, rispetto a macchine che solo apparentemente sono uguali ma che in realtà non danno le stesse garanzie. Su questo punto sta il vero valore aggiunto della nostra proposta, improntata alla qualità e alla sicurezza della macchina nella sua totalità».
La sicurezza come valore aziendale
«Noi portiamo questo concetto di sicurezza anche sulle macchine più semplici» conclude Giorgio Ardesi. «Ma la sicurezza è un valore che riguarda tutta l’azienda e che noi perseguiamo a trecentosessanta gradi, dalla cura dell’ambiente di lavoro al rispetto delle regole e degli standard di sicurezza anche all’interno dei nostri siti produttivi. Un valore che si trasmette dall’azienda ai suoi prodotti, dalla progettazione alla realizzazione e installazione, e che rappresenta per i nostri clienti la miglior garanzia di sicurezza anche nei loro progetti».
Forni o Essiccatoi EN1539
Fra le novità Amarc, con riferimento a prodotti che se riscaldati emettono gas potenzialmente esplosivi Atex, vi sono i forni costruiti a norma EN1539:2015, in grado di scaldare solventi, sostanze infiammabili o prodotti che possono emettere, a seguito del processo termico, esalazioni potenzialmente esplosive.
Stiamo parlando di forni industriali nei quali durante il processo termico vengono emessi solventi. Il forno è studiato con sistemi di ventilazione e sicurezze idonee determinate dal fatto che Amarc propone soluzioni su misura rispetto al processo del cliente.
I requisiti di specificità risultano superiori rispetto alle “normali” camere calde proposte nel rispetto delle zone Atex e di conseguenza l’approccio Amarc risulta ancora più vincente. In questo caso, infatti, l’azienda offre anche la possibilità di eseguire l’analisi del processo in un laboratorio dedicato, con un campione di prodotto fornito dal cliente. In questo modo si possono definire tutte le caratteristiche del prodotto quando sottoposto al processo di riscaldamento e tenerne conto in sede di progettazione e produzione del dispositivo.